Balestra Tito – Quiproquo (riproduzione fotomeccanica)

10,00 

Pubblicato da: Garzanti
Anno pubblicazione: 1974
Pagine: 154 (fotocopie rilegate)

Descrizione

«Tito Balestra è un romagnolo, ma vive a Roma da anni, non da nostalgico ma “da provinciale che soffre”, come dice Wilamwitz da Catullo. Allora, come Catullo scrive epigrammi, e come Marziale e Giovenale che cita: è un modo di soffrire meno, sfogarsi. Roma è tale a quale come allora, così odiosa che non si può non punirla.
A piccolissime punture, ma che lasciano il segno; con una sorta di imperturbabilità, fumando un sigaro toscano, non aspirando a nessun successo mondano (leggi letterario), con rarissimi momenti di malinconia, rivolgendosi a Mafai che non c’è più, ad esempio. A proposito di pittura. Balestra la conosce benissimo e un po’, pigramente, ci traffica. Ma la sua poesia non ha quasi mai spessori di colore, è in bianco e nero, senza sbavature, come Maccari grafico. Ecco un nome che si può fare, a proposito di Balestra, anche per i contenuti, i commendatori, i critici, gli efebi che popolano Roma e l’insudiciano.
Se poi vogliamo fare il nome d’un poeta che ha insegnato a Balestra l’economia della composizione breve, tendente all’assoluto, possiamo scrivere Penna. Ma senza il maledettismo e il perduto amore della gioventù, piuttosto l’accettazione (oh, triste ma virile) del fatale accadimento che è l’età matura, e insieme la rassegnazione disgusta alla vita quieta, alle pantofole. Ma il fuoco cova sotto la cenere, e riecco le persone odiate, da fulminare con implacabile senso di giustizia e strenuo amore della verità.
Tito Balestra non è un poeta nuovo, è un poeta diverso che la diversità non cerca, trova in se stesso. Ci si sono provati in molti a scrivere epigrammi, anche certi capziosi ideologi: ma chi c’è riuscito con l’asciutta grazia di questo romagnolo in esilio apparentemente indolore, in effeti straziante? Di questo votato alla douceur della provincia agricola, che ha scelto lo scirocco snervante e le bassezze della capitale per assolvere al suo compito di poeta “satiro”, non moralista?»
[Attilio Bertolucci]

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Autore

Pubblicato da

Garzanti

Anno di pubblicazione

1974

Pagine

154 (fotocopie rilegate)