Balestra Tito – Se hai una montagna di neve tienila all’ombra

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Pubblicato da: Garzanti
Anno pubblicazione: 1979
Pagine: 126

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Descrizione

«C’è una frase di Marcel Proust, non ricordo dove, forse nelle lettere, che dice : “La pigrizia mi ha salvato dalla facilità, la malattia mi ha salvato dalla pigrizia.” Ma la malattia di Proust era, relativamente, a lunga scadenza, la sua pigrizia soltanto apparente: tanto vero che nei suoi tempi dissipati e felici vennero scritti Les plaisirs et les jours, Jean Santeuil, Contre Sainte-Beuve. Ho Ricrodato Proust, che con Tito Balestra non c’entra niente (se mai egli è un suo fratello lontano e vicino di Marziale e di Sandro Penna), perché con lui, col suo destino di uomo e di poeta, c’entrano invece moltissimo pigrizia e malattia. La malattia non poteva salvarlo dalla pigrizia, perché quest’ultimo era troppo forte in lui, tanto forte da impedirgli di portarsi da un medico che lo mettesse in condizioni di vincere, la malattia. Che Tito ha vissuto, sino alla fine, con dignità e delicatezza. Anche per delicatezza “ha perduto”, questa volta citiamo Rimbaud, i cui versicoli sublimi dovevano piacere tanto a Balestra, “la sua vita”. Non è delicato, verso gli altri, famigliari e amici, darsi malati, specie se si è malati senza speranza. Però, così, la sua poesia non ha sofferto di un eventuale trapianto da quel terreno ideale per il suo dare piccolo, intatti, perfetti fiori e frutti, che era la pigrizia, endemica in Roma, la città dove Balestra aveva scelto di venire a soffrire? Posso dire che nella raccolta postuma che pubblichiamo oggi, in tutto degna di Quiproquo, il poemetto sulla via Emilia mi convince un po’ meno delle altre, di tutte le altre poesie? E forse proprio perché nato fuori dal terreno di pigrizia e di scirocco romano e dalla concinnitas, dalla brevità della singolare, unica, poesia Balestra?
Ci sono due cose però, alla fine del libro che sembrano contraddirmi. Hanno un titolo che ci conduce lontano da Roma, addirittura dall’Italia, Poesie di Liestal. Sono bellissime, tanto più strazianti in quanto finali e pure come aperte verso un’altra natura, forse un’altra vita e, dunque, un’altra poesia. “Come una ciliegia nel becco – l’estate sembra più allegra – volano merli e cornacchie – attorno al ciliegio – e nel calore di giugno – tesse reti un ragnetto – minuscolo e già tanto esperto – della lotta per sopravvivere.” C’è il tocco dei lieder di Franz Schubert, la loro disperazione e dolcezza.
Tito Balestra doveva morire per dimostrarci, in extremis, che la poesia non è morta.»
[Attilio Bertolucci]

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Garzanti

Anno di pubblicazione

1979

Pagine

126