"L'attrazione per l'oggetto ritrovato credo sia l'incipit della mia ricerca. Probabilmente perché in esso risiede la sua storia in nuce. Come un seme o una pianta. Una volta isolato e messo a dimora nella sua scatola, l'oggetto germoglia di un ulteriore significato, diventa per me quasi una reliquia. Solitamente sono oggetti obsoleti, cose che hanno perduto la funzione per la quale sono state costruite, sono dimesse, usurate, incurabili.
Le cose hanno cominciato molto presto a sconfinare lo spazio angusto di una scatola prendendo forma in luoghi più grandi. Così come con gli oggetti ho iniziato a rendere protagonista lo spazio come soggetto dell'opera. Le caratteristiche dei luoghi prescelti seguono le orme dell'obsolescenza delle cose, sono edifici abbandonati, fabbriche in disuso, luoghi terminali che esercitano su di me un fascino particolare, sono come santuari, luoghi di raccoglimento e dispersione in un solo tempo".
(Claudio Ballestracci)