Fondazione Tito Balestra: Quasi un Secolo di «Disegno» PROROGATA AL 31/08/2014
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10.06.2014

Quasi un Secolo di «Disegno» PROROGATA AL 31/08/2014

La mostra, realizzata In occasione della prima edizione della Biennale del Disegno di Rimini, e allestita all'interno del Castello Malatestiano di Longiano, sede della medesima Fondazione, ha avuto in questi mesi una notevole affluenza di pubblico e se pur decentrata rispetto le sedi delle esposizioni della Biennale ha suscitato un grande interesse sia per le opere esposte sia per l’allestimento che con grande eleganza e sobrietà rende al meglio i due percorsi espositivi, a racconto, seppure parziale, di quasi un secolo di “disegno” italiano, fatta eccezione per la presenza di alcuni fogli di artisti stranieri.

UNA MOSTRA DUE SEZIONI

Una sezione espositiva è dedicata a una selezione di disegni tratti dalla collezione di opere d’arte raccolte dal poeta Tito Balestra, che nel crearla adottò criteri ben precisi, come scrisse Giuseppe Appella, nel 1982, testimoniando il rapporto dell’amico con l’arte: «L’opera d’arte, in Tito, è il sosia che accompagna tutti gli eventi dell’esistenza. Tra un quadro e un’incisione ci sono corridoi di sguardi, contemplazioni, assaporamenti: immagini catalogate in una mente metodica. Ogni opera d’arte collezionata obbedisce a delle regole, segue un sistema, altrimenti viene presentata al baratto», dunque un itinerario intimo nello sguardo del Poeta; l’altra sezione, più composita, propone, invece, una cernita di opere acquisite dall’ente, tramite donazioni, dal 1982 a oggi

 

In mostra, oltre ai disegni di artisti riconosciuti, sono esposti anche alcuni divertissement di scrittori e di poeti, in alcuni casi amici dello stesso Balestra, tratti dall’archivio di Tito e Anna Balestra e dalle collezioni acquisite.

 

«Le opere d’arte messe assieme da Tito Balestra – scrivono nel testo di presentazione Flaminio e Massimo Balestra, curatori della mostra – furono composte in una collezione secondo peculiarità del tutto personali e non assecondando le esigenze del mercato o delle mode del tempo; in ogni dipinto e in ogni foglio raccolto è possibile percepire un disegno più profondo e esclusivo, quello di una precisa visione delle cose, senza sbavature d’occasione. Una raccolta che, a ben guardarla, pare rispondere alle medesime esigenze creative che lo indussero a scrivere i suoi versi. La collezione di Tito Balestra potrebbe essere definita, anche se le definizioni non ci piacciono e spesso costringono nuovi approcci di analisi, un correlativo per immagini della sua particolare poetica.

[...] In seguito, altri (amici, artisti, scrittori, poeti), grazie alle attività della fondazione, concorsero a accrescerne il patrimonio artistico, arricchendola di ulteriori collezioni; oggi, sono oltre quattromila le opere conservate a Longiano.

Tito Balestra predilesse collezionare l’arte figurativa del Novecento, con una particolare vocazione per il disegno e l’incisione, d’altronde, come scrisse Attilio Bertolucci, suggerendoci una traccia di lettura che potrebbe tornare utile anche per comprendere meglio le sue scelte di collezionista, «A proposito di pittura. Balestra la conosce benissimo e un po’, pigramente, ci traffica. Ma la sua poesia non ha quasi mai spessori di colore, è in bianco e nero, senza sbavature, come Maccari grafico».

Balestra, oltre a avere dipinto alcuni quadri e avere praticato con disinvoltura la linoleografia, ha spesso disegnato sulle pagine dei suoi taccuini e delle sue agende, fra un verso appuntato, uno scritto o un promemoria, o, ancora, su pezzi di carta occasionali, senza mai dare l’impressione di averli voluti travisare in altro; forse furono solo “appunti esistenziali”, a volte ludici, ma comunque rivelatori di un ben preciso occhio su sé e il mondo».