Fondazione Tito Balestra: “IL SELVAGGIO” di Mino Maccari (1924-1943) [PROROGA]
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15.06.2013

“IL SELVAGGIO” di Mino Maccari (1924-1943) [PROROGA]

La mostra "IL SELVAGGIO" di Mino Maccari (1924-1943) nelle opere della collezione Balestra, è prorogata fino al 31 agosto 2013

La mostra ripercorre, attraverso le opere collezionate dal poeta Tito Balestra  (dell’artista toscano nella raccolta sono presenti 1800 opere tra dipinti, incisioni e disegni), il lavoro grafico di Mino Maccari durante gli anni de Il Selvaggio (1924-1943), quindicinale politico e artistico, ideato da Angiolo Bencini nel 1924, a cui l’artista prese parte, fin dal suo primo numero, dapprima come redattore poi, dal 1926, come direttore. Sulla rivista apparvero le prime incisioni su linoleum e legno di Mino Maccari, “insieme ad articoli, motti e spunti polemici. Con la pubblicazione del Selvaggio nacque in Italia la caricatura moderna, uno spirito e un moralismo del tutto nuovi. Maccari aveva inventato un suo stile polemico, in cui il tono scherzoso mascherava un certo pudore e una certa naturale delicatezza. Le parole grosse venivano dette con aria parodistica, volutamente tribunizia: era una maniera di scansarne il ridicolo senza smorzarne una loro popolare efficacia” (Gino Visentini, 1940).

 

Le cinquantasette incisioni in mostra, realizzate durante gli anni del Selvaggio, oltre al loro indubbio pregio artistico, costituiscono un ricco repertorio di immagini di satira di costume e politica di quegli anni ad opera – come lo ebbe a definire Alberto Consiglio nel 1937 –  di “questo Mino Maccari che diremo uomo morale: è un italiano che ha imparato a sorridere. Perché l’italiano ride o piange; ma difficilmente sorride”.

 

In mostra anche trenta stampe tratte da Album, una selezione di linoleografie pubblicate sul Selvaggio che Mino Maccari raccolse in una cartella nel 1943.

 

Maccari e Il Selvaggio

Mino Maccari contribuì alla redazione del periodico fin dal primo numero e nel 1926 ne divenne direttore responsabile fino al 1943. Il Selvaggio fu una delle manifestazioni non solo artistiche, ma culturali e politiche più rilevanti del loro tempo e sotto la direzione di Maccari, la rivista si allontanò energicamente dai precedenti contenuti di palese ortodossia e allineamento al regime trasformandosi in una vera e propria occasione di battaglia per la diffusione del concetto di autonomia dell’arte, del diritto di attività culturale e di difesa di una visione ironica del costume e della politica, fatto quest’ultimo che costò svariati sequestri del quindicinale. Alla rivista parteciparono narratori e poeti quali Luigi Bartolini, Arrigo Benedetti, Romano Bilenchi, Aldo Buzzi, Italo Cremona Leo Longanesi, Elsa Morante, Aldo Palazzeschi, Guglielmo Petroni, Ardengo Soffici, Mario Tobino e numerosi artisti, fra gli altri: Amerigo Bartoli, Carlo Carrà, Arnaldo Ciarrocchi, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Achille Lega, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Luigi Spazzapan, Orfeo Tamburi, Giuseppe Viviani, Primo Zeglio.

 

Biografia di Mino Maccari