Fondazione Tito Balestra: La collezione Balestra
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‹‹Arrivato all’arte della gavetta, ora che comincio ad orientarmi, provo soddisfazioni notevoli.

Alle volte qualcosa di più; quello magari per cui abbiamo lottato per anni senza mai riuscire ad ottenere: la gioia.››

 

Tito Balestra, Diario di Casimiro Reis, 1946.

La Collezione Balestra

La collezione costituita da Tito Balestra è, senza dubbio, la più consistente di tutta la regione nel settore dell’arte contemporanea, vi si possono trovare tracce dei più grandi artisti del ‘900 italiano (da Mafai a Rosai, da De Pisis a Sironi, passando per Guttuso, Morandi, Vespignani, Zancanaro) e del panorama internazionale (Chagall, Goya, Kokoschka, Matisse, Twombly fra gli altri). Particolarmente ingente è il numero di opere di Mino Maccari, intimo amico del poeta (ne fu il testimone di nozze) e importante figura della pittura italiana del secondo Novecento. I 1903 pezzi, fra olii e grafica, testimoniano l’attività dell’artista toscano dal 1920 al 1976, costituendone quasi un museo autonomo.

 

La nascita della raccolta si deve principalmente agli intensi rapporti di scambio e di amicizia intercorsi fra Tito e l’universo artistico-culturale del secondo Dopoguerra. Collezionista del tutto particolare, guidato da una passione e una sensibilità uniche, ben lontane dalle mode, dall’opportunismo e dalle logiche prettamente economiche del mercato, nelle proprie scelte Tito Balestra non veniva influenzato da null’altro che non fosse il proprio spirito ed il proprio gusto, che lo portavano, attraverso il collezionare, ad integrare visivamente la propria poetica. Un vero amatore in grado di raccogliere intorno a sé quelle testimonianze dell’arte spesso destinate a dissolversi poco dopo essere nate: molti sono infatti gli schizzi, i ripensamenti, gli scarti di una produzione d’artista che Balestra recuperava e custodiva gelosamente, riconoscendo in essi quel valore aggiunto che lo stesso autore negava loro. Altre opere sono entrate a far parte della raccolta attraverso regali, baratti e scambi, meno frequentemente acquisti veri e propri, segnale questo di come la collezione si alimentasse ad ogni incontro, e rappresenti ora come allora, un percorso di vita, costellato di amicizie e passioni. Spettatore certo, ma anche protagonista di una grande stagione, quella romana che copre gli anni dal 1946 al 1976, corpus principale della collezione, alla quale si aggiungono come perle le preziose opere di autori stranieri.