Una montagna di neve – Letture e racconti di Giovanni Succi

TITO BALESTRA, letture e racconti di Giovanni Succi

 

Giovedì 25 luglio 2019, alle ore 21:00, nella corte Carlo Malatesta del Castello Malatestiano di Longiano, in occasione del quarantennale della prima stampa del libro di Tito Balestra “Se hai una montagna di neve tienila all’ombra” la Fondazione Tito Balestra Onlus di Longiano (FC) organizza “UNA MONTAGNA DI NEVE” TITO BALESTRA, letture e racconti di Giovanni Succi.
Giovanni Succi alterna letture da “Se hai una Montagna di neve tienila all’ombra” (Garzanti, 1979) a brani del suo repertorio, con note e rimandi letterari e sportivi. Non un semplice reading della raccolta, di cui ricorre quest’anno il quarantennale della pubblicazione, ma un racconto emozionale a braccio, con inserti musicali in acustico.
Partendo dal testo della canzone intitolata “TITO BALESTRA” dei Bachi Da Pietra (di cui Succi è autore e compositore) si parte in bicicletta da Antibes verso la Liguria, sulla Via Aurelia. Si risale dal Piemonte – un’aranciata insieme a Paolo Conte e Cesare Pavese – per poi ripartire come passisti sulla pianura verso levante, in fuga verso l’arrivo a Longiano.
Si procede sulle note di volata, lungo una lettura quasi integrale della silloge balestriana, al ritmo dei versi di “RONDO’”, “UNA TESTA UN PO’ VUOTA”, “INDAFFARATO A VIVERE”, “RANE FRITTE CROCCANTI”, “ARRIVARE ARRIVARE, DOVE?”, per non citarne che alcuni.
Fino all’ultima corsa, il riassunto in versi di una strada (“OGGETTO: LA VIA EMILIA”) come metafora e distillato di tutta una vita: una carrellata sapientemente girata da Tito Balestra, di fotogramma in fotogramma, al rallentatore.
L’evento fa parte della rassegna dedicata al trentennale della Fondazione.

L’ingresso è libero e gratuito!

Giovanni Succi nasce a Nizza Monferrato nel 1969 è autore, musicista, reading performer. Ha composto, inciso, suonato, soprattutto nei Madrigali Magri (1994 – 2004) e nei Bachi Da Pietra (con Bruno Dorella, dal 2005 ad oggi). Collaborazioni in epoche diverse: Emidio Clementi (Massimo Volume, 2011), Riccardo Gamondi (La Morte, 2012), Uochi Toki (Il Cartografo, 2017), Ivan Rossi (Baustelle, ecc.), Manuel Agnelli, Xabier Iriondo, Rodrigo D’Erasmo, Glauco Salvo… Incide versi per sola voce di Giorgio Caproni (“Il Conte di Kevenhüller”, 2012) presentandoli a RaiRadio2 e un album di cover di Paolo Conte al netto del jazz (“Lampi Per Macachi”, 2014). Nel 2017 rilascia l’album “Con ghiaccio”, associato all’Amaro Succi. Il suo ultimo spettacolo dal titolo “L’arte del Selfie nel Medioevo” è incentrato su Dante e le Rime Petrose.

 

Tito Balestra è nato a Longiano in Romagna il 25 luglio 1923.
Ha studiato all’Istituto Magistrale di Forlimpopoli, ha frequentato la Facoltà di Lingue all’Università di Venezia e, in seguito, la Facoltà di Magistero all’Università di Urbino, abbandonandole prima della laurea.
Si è trasferito a Roma nel 1946 per seguire, vincitore di una borsa di studio, i corsi del Cepas diretti da Guido Calogero.
Poeta tra i maggiori del Novecento Italiano. “Balestra è un poeta – come testimonia Alfonso Gatto – che non ha avuto fretta di stampare, è un poeta che soltanto gli amici sapevano che scrivesse poesie, epigrammi, satire e che ha dato a tutti sicurezza di sé, innanzitutto con il suo comportamento umano, con le sue scelte umane, col suo buonumore, col suo malumore, col gusto della vita che egli ci ha sempre comunicato.” “La poesia di Balestra non si esaurisce nell’esempio satirico, nell’esempio drammatico. La poesia di Balestra oltre a essere questa è anche la cultura che ha di se stessa poeticamente, è una poesia che nella sua apparente popolare immediatezza è molto colta, nutrita proprio di buon sangue e di succhi antichi.”[i] Attilio Bertolucci sostiene che la poesia di Balestra “[…] non ha quasi mai spessori di colore, è in bianco e nero, senza sbavature, come Maccari grafico. […] Tito Balestra non è un poeta nuovo, è un poeta diverso che la diversità non cerca, trova in se stesso.”[ii]
Fu collaboratore dell’“Avanti!” nella seconda metà degli anni quaranta e successivamente delle riviste “Botteghe Oscure” e “Tempo presente”, ha pubblicato: Quiproquo, Garzanti, Milano 1974; Se hai una montagna di neve tienila all’ombra con 6 acqueforti di Mino Maccari, L’Arco, Roma 1974; Le gambe del serpente, L’Arco, Roma 1975; La via Emilia con 4 acqueforti di Alberto Sughi, L’Arco, Roma 1976; Poesie di Liestal, con uno scritto inedito di Alfonso Gatto e tre illustrazioni di Henri Goetz, Scheiwiller, Milano 1976.
Nel 1977, da Garzanti, Milano, è comparsa l’edizione definitiva – predisposta da Balestra poco prima della sua scomparsa – del volume Se hai una montagna di neve tienila all’ombra.
“La sua personalità è possibile ricostruirla solo in maniera polifonica, – scrive l’amico Giuseppe Appella – annodando fili su fili ma lasciando al carico di tensioni e sollecitazioni, di domande e risposte, di idee e suggestioni, di irrazionalità e superstizione il carattere della casualità.
L’aspetto: calmo e sensibile, da codice ottocentesco, di un’Italia sparita, sobria nell’azione e nel pensiero: testa da antico romano, capelli corti, vestito fantasia da impiegato di banca (quasi a confermare l’idea che del poeta si facevano Joyce e Eliot) o, d’estate, calzoni corti di tela militare e, sul capo, come segno di trasgressione, un fazzoletto annodato agli spigoli per difendersi dal sole: camicia a quadratini, cravatta di lana a tinta unita, sigaro tra i denti, furbi occhi a spillo di chi esercita una straordinaria rapidità di riflessi, nelle mani una borsa o un giornale maltrattato a riparare un libro come fosse l’impugnatura d’oro di una canna di Malacca. La negazione di ogni eleganza quale segno impercettibile dell’ironia e la realizzazione di un desiderio a lungo accarezzato nella provincia romagnola: essere poeta per sfuggire al destino di farsi suddito del lavoro.”[iii]
Dice Gatto: “Apparentemente Tito, come del resto anche io, è un uomo rozzo, è un uomo di campagna, è un uomo a cui piace il vino, la buona tavola, sembra dai sensi forti, in realtà Balestra è un aristocratico e nel solo senso nel quale lo si può essere oggi, cioè chiedendo una presenza al mondo che sia il modo stesso di starsene in disparte indisturbati, un modo di considerare la libertà non un diritto pregiudiziale ma un dovere quotidiano che ha per premio soltanto se stesso, una verità piccola o grande che sia ma che è sempre la verità della poesia.”[iv]
Renzo Vespignani ricorda a proposito della metà degli anni ’40 e delle frequentazioni con Balestra: “Erano tempi di netti e incandescenti schieramenti politici, Tito sembrava giacere, assopito, in un suo olimpico paesaggio pastorale. Le sue amicizie più giuste e tenaci erano Maccari, Flaiano, Tallarico, Pannunzio: a pensarci bene formavano tutti insieme quella sinistra radicale ‘disorganizzata’, smagata, ironica, destinata a lasciare sui nostri tempi segni più ‘leggeri’, ma incomparabilmente più intelligenti e razionali dei nostri.”[v]
È morto a Longiano il 19 ottobre 1976.
A Longiano gli è dedicata una Fondazione che si è costituita per la donazione del patrimonio figurativo (2300 opere fra olii, grafiche e sculture), collezionato dal Poeta, da parte di Anna Maria De Agazio vedova di Tito Balestra. Collocata nel suggestivo castello Malatestiano di Longiano ha la gestione della collezione, tra le maggiori raccolte d’arte contemporanea della Regione Emilia-Romagna. Fu aperta a Longiano per la prima volta al pubblico nel 1982, a distanza di sei anni dalla prematura scomparsa del poeta Tito Balestra, per volontà della moglie Anna e del fratello Romano. Per l’occasione furono esposte 750 opere, a cura di Giuseppe Appella che ne approntò anche il catalogo.

[i] A. Gatto (uno scritto inedito del 1974), in Tito Balestra, Poesie di Liestal, All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller, Roma, 1976, pp. 7-12.
[ii] A. Bertolucci (presentazione), in Tito Balestra, Quiproquo, Garzanti, Milano, 1974.
[iii] G. Appella, Cultura e sorriso, in AA. VV., La Collezione Balestra, a cura di G. Appella, Fondazione “Tito Balestra”, Roma, 1982; p. 19.
[iv] A. Gatto, op. cit., p.14.
[v] R. Vespignani, Ricordo Tito Balestra, in Renzo Vespignani. Disegni e incisioni all’acquaforte 1943-1983, a cura di Flaminio e Massimo Balestra, I quaderni della Fondazione “Tito Balestra”, Longiano, 1999, p. 11.